Barilla partner della Regione Emilia Romagna per il progetto che punta a ridurre gli impatti del sistema agricolo emiliano

Parma, 11 settembre 2013 – Dopo la recente approvazione da parte della Commissione Europea, l’assessore Regionale all’agricoltura Tiberio Rabboni ha presentato questa mattina presso la sede della Regione Emilia-Romagna di Bologna il progetto LIFE + “CLIMATE CHANGE ER”, che ha come obiettivo la riduzione delle emissioni di gas effetto serra da parte dei sistemi agricoli della Regione.
Barilla è tra gli importanti partner privati inclusi nel progetto alla luce della propria esperienza nel percorso di riduzione dell’impatto ambientale lungo tutta la filiera, dal campo al piatto.

In particolare, Luca Ruini, Responsabile Ambiente per il Gruppo Barilla, ha presentato i risultati della ricerca sulla qualità e sostenibilità della coltivazione del grano duro realizzata con Horta (Spin Off dell’Università Cattolica di Piacenza) e Life Cycle Engineering di Torino. La ricerca è stata condotta in tutta Italia tra il 2011 e il 2012 sui campi di 25 aziende agricole fornitrici di grano di Barilla. Il lavoro ha dimostrato l’importanza di un approccio integrato, che tiene in considerazione la salvaguardia del suolo e dell’ambiente, aspetti di qualità e sicurezza alimentare e il valore economico per gli operatori della filiera. Ciò è stato possibile attraverso l’adozione delle Linee Guida riportate nel Decalogo di Coltivazione e del Sistema di Supporto alle Decisioni granoduro.net®, un sistema accessibile via web sviluppato da Horta.

In dettaglio, si è trovata conferma da una parte che l’avvicendamento colturale, con rotazioni che alternano i cereali con le leguminose (pisello, favino, cece, lenticchia), le proteoleaginose (colza, girasole, soia) o le colture ortofrutticole, consente di produrre un grano duro di alta qualità, miglio-rando allo stesso tempo la fertilità del terreno, consentendo di ottimizzare i trattamenti necessari per la protezione della coltura e di migliorare l’efficienza dei fertilizzanti impiegati. Dall’altra che gli strumenti di supporto alle decisioni come granoduro.net®, attraverso la valutazione di condizioni meteorologiche e delle specificità del territorio, consentono di ottenere risultati di alta qualità ottimizzando i mezzi tecnici e riducendo gli impatti ambientali.

“Abbiamo già una storia di forte collaborazione in Emilia Romagna – ha spiegato Luca Ruini –, dove da anni abbiamo sviluppato accordi quadro per la produzione di grano duro di qualità a livello locale. Con questa nuova ricerca, attraverso l’analisi del ciclo di vita del prodotto abbiamo visto che oltre il 60% dell’impronta ecologica della pasta deriva proprio dalla coltivazione del grano duro. Ci siamo così impegnati per garantire una materia prima ottima per la nostra pasta con un minore impatto ambientale, e abbiamo scoperto che le tecniche tradizionali, affiancate da nuove tecnologie, consentono anche di ottimizzare i costi di produzione con un potenziale vantaggio per gli agricoltori”.

Infatti, nella sperimentazione 2011/2012 l’adozione di corretti avvicendamenti e l’impiego dell’uso dei modelli previsionali presenti in granoduro.net® hanno complessivamente condotto a una riduzione superiore al 30% delle emissioni di CO2, un aumento del 20% delle rese di produzione, con una riduzione dei costi per l’agricoltore fino al 30%. Ciò è avvenuto grazie ad un uso più mirato dei fertilizzanti e ad un’ottimizzazione dei trattamenti fitosanitari, rispetto alle tecniche intensive tradizionali che prevedono un impiego di risorse definite a priori e non in funzione dell’andamento specifico della campagna.

A partire dai risultati della ricerca sono stati realizzati due strumenti a supporto degli operatori agricoli: da un lato il Decalogo Barilla per la coltivazione del grano duro sostenibile, che suggerisce 10 semplici regole per rendere più efficienti le pratiche colturali e abbassare l’impatto, tra l’altro totalmente in linea con la PAC. Dall’altro lato granoduro.net®, uno strumento online che aiuta l’agricoltore giorno per giorno a ottimizzare le tecniche attraverso interventi più efficienti e mirati in base alle specifiche condizioni, come ad esempio le condizioni meteorologiche previste, le caratteristiche del suolo, la varietà di grano o le precedenti rotazioni. “Siamo molto orgogliosi - ha dichiarato Luca Ruini - perché grazie ai dati che abbiamo raccolto, il progetto di Barilla potrà fornire un’esperienza utile per contribuire a definire le linee politiche strategiche e i successivi piani per lo sviluppo di un sistema agricolo sostenibile per la Regione Emilia Romagna.”

Il Gruppo Barilla

Nata a Parma nel 1877 da una bottega che produceva pane e pasta, Barilla è oggi tra i primi Gruppi alimentari italiani, leader mondiale nel mercato della pasta, dei sughi pronti in Europa continentale, dei prodotti da forno in Italia e dei pani croccanti nei Paesi scandinavi. Attualmente il Gruppo Barilla possiede 30 siti produttivi (14 in Italia e 16 all’estero) ed esporta in più di 100 Paesi. Dagli stabilimenti escono ogni anno circa 1.700.000 tonnellate di prodotti alimentari, che vengono consumati sulle tavole di tutto il mondo, con i marchi: Barilla, Mulino Bianco, Voiello, Pavesi, Academia Barilla, Wasa, Harrys (Francia e Russia), Misko (Grecia), Filiz (Turchia), Yemina e Vesta (Messico).

Per informazioni

Ufficio Stampa Barilla

Luca Di Leo / Marina Morsellino