una strana borsa cavalca la crisi

Il mondo dell’usato neonatale fa capolino nelle terre del vino e della trachite.
Effettivamente mancava proprio, nel versante occidentale dei Colli Euganei, un negozio che facesse perno per il proprio sostentamento sull’apparentemente sconosciuto mondo (almeno in questi territori) della compravendita di materiale usato e per la precisione, di abbigliamento e accessori usati per bambini dai 0 ai 10 anni e premaman.
Questo sembra essere il pionieristico traguardo raggiunto da “La Borsa di Mary”, sito in piazza Liberazione 38 a Vò (PD), che nella persona di Elisa Sartori (24 anni), prova a sfruttare alcuni handicap della crisi economica che stiamo vivendo, utilizzandoli come fondamenta per lo sviluppo della propria attività imprenditoriale.
Coloro che hanno già figli e non intendono averne altri, possono usufruire di questo “mercatino dell’usato” per liberare i propri armadi e le proprie soffitte, portandovi abbigliamento, accessori e quant’altro non serva più loro, metterlo in vendita e intascarsi la metà del ricavato, mentre le coppie che di recente hanno assaporato il piacere di essere genitori, possono tranquillamente recarsi presso La Borsa di Mary per vestire e/o accessoriare i propri bambini risparmiando molto denaro e portando a casa prodotti  ancora in ottime condizioni, in molti casi praticamente nuovi. Tale iniziativa potrebbe inoltre essere “stimolante” anche per coloro che di figli non ne hanno ancora, vorrebbero averne ma le difficoltà dei giorni nostri e l’impegno economico non indifferente che richiederebbe accudirli e vestirli, li fa desistere dall’impresa.
Il nome del negozio non intende pestare i piedi ad alcun personaggio cinematografico, ci assicura Elisa, ma ne usa la similitudine dei termini e dei simboli per riferirsi alla propria suocera, che chiamandosi Anna Maria, Mary per l’appunto, sembra riesca a far stare nella propria borsa da passeggio veramente di tutto; cosi anche il negozio in questione mira a diventare, per quanto le modeste dimensioni lo possano permettere, un’esposizione quanto più vasta e  completa possibile inerente la tematica dell’infanzia.
La risposta da parte degli abitanti e dei visitatori, in occasione della recente Festa Regionale dell’Uva, è stata di forte interesse, molta curiosità e una grande approvazione per l’originalità dell’impresa, sempre con riferimento al territorio in questione ovviamente, visto che per il comprensorio dei Colli Euganei e la parte meridionale della provincia di Vicenza non sembrano essere presenti attività di questo tipo, anche se nella restante parte della provincia di Padova è già una realtà ben radicata oramai da qualche anno che coinvolge singoli imprenditori o addirittura catene di franchising; molti hanno anche espresso forti apprezzamenti per  l’iniziativa di voler donare gli articoli che dopo qualche mese rimanessero invenduti a delle associazioni di volontariato per aiutare le persone meno fortunate.
Gli unici punti deboli, se così si possono definire, secondo quanto dichiarato dalla titolare del negozio, sembrano essere un’accentuata diffidenza, seppur legittima, da parte degli abitanti della zona e una certa difficoltà nello svolgere attività “propagandistica” per far conoscere una realtà come questa fino ai confini più estremi di un bacino d’utenza, che vista una così bassa densità di abitanti per chilometro quadrato, deve per forza di cose essere molto ampia.